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Paleachora di Egina, la cittadella bizantina

20 Luglio 2023

Paleochora era la città bizantina di Egina dove, per secoli, gli egineti veneravano gli dei e trovavano rifugio dagli attacchi dei pirati. Le sue rovine e le rimanenti chiese, sono tutt’oggi presenti e visitabili in un colle situato a Suvala, di fronte al Monastero di Santo Nectario.

Vista parziale di Paleachora di Egina dal Monastero di Agios Nektaios. Si intravedono le chiese distribuite su un monte arido, con pochissima vegetazione.
Vista di una parte di Paleachora dal monastero di Agio Nekatios (Santo Nectario)

INDICE

Brevi cenni storici sulla Egina bizantina, Paleachora

Anche se non si riesce a datare l’inizio delle attività di costruzione di Paleachora, vi sono diversi ritrovamenti di frammenti architettonici di marmo risalenti ai primi anni del Cristianesimo e che dimostrano che l’attività di costruzione in sito fu sempre attiva da tempi antichi.

Per questo motivo, Paleachora è considerata dagli archeologi la città antica di Egina (che era chiamata anche Oii o Oea), un luogo di culto dove venivavo venerati gli dei, in particolare, Demetra e Persefone. Tale divinazione è dimostrata ancora oggi da molteplici iscrizioni presenti nelle chiesi di Paleachora o da altri ritrovamenti del sito custoditi Al Museo Archeologico di Egina.

La città deve aver ricevuto, nell’arco degli anni, diverse ondate di abitanti che via-via trovavano rifugio a causa della dominazione degli arabi sulle coste dell’isola, durante il IX secolo.

Rappresentazione in Macramè di Paleachota di Egina
Bellissima rappresentazione in Macramé di Paleachora.

Due sorgenti naturali vicino al castello, pozzi e cisterne, artificiali e naturali (la cosiddetta suvala) provvedeva ai rifornimenti di acqua il che suggerisce che la popolazione di Paleachora crebbe negli anni fino a diventare una vera e propria cittadella.

La Egina antica era una città che si estendeva ad anfiteatrao e dal basso verso la sommità del versante sud-occidentale di una collina. Qui gli egineti si dedicavano al commercio, alla pesca e alla coltivazione di piccoli poderi.

Egina bizantina è conosciuta anche come “La piccola Mystras” in riferimento alla città fortificata del Peloponneso anche se, a differenza di molte città fortificate, Paleachora non riuscì sempre a sfuggire e a progettersi dalle invasioni.

Quando fu costruita la cittadella bizantina di Egina

Paleachora, che si erge a 355 m dal livello del mare, fu costruita nel 1462 durante la prima occupazione dei Veneziani (1451-1540).
Gli abitanti utilizzarono i soldi che i veneziani pagarono per acquistare le reliquie di San Giorgio originariamente conservate nella Chiesa di Giorgio Cattolico (ora Panagia Foritissa) e successivamente spostate nella chiesa di San Giorgio Maggiore a Venezia.

Facciata della chiesa di San Giorgio a Paleachora di Egina
Chiesa di San Giorgio a Paleachora, Egina – Grecia

In fuga dai pirati saraceni

Gli Egineti si stabilirono a Paleachora intorno all’896 dC per sfuggire ai pirati saraceni e vi rimasero fino al 1800 dC, anno in cui fecero ritorno al porto di Egina dove ora sorge l’attuale città di Egina.

Tre secoli di ombra per Egina

Dal IX secolo al XII secolo si hanno poche informazioni su Egina, perchè l’isola fu costantemente sotto assedio e occupazione prima da parte dei pirati, poi dei franchi, dei veneziani e infine degli ottomani.

Nel 1540, quando Egina fu sotto la dominazione Turca, le chiese furono riparare e furono costruite nuove case.
Nel 1537 Barbarossa distrusse completamente il sito, lasciando peò intatte le chiese.

Nel 1654 il veneziano Morosini, distruggendo le fortificazioni, saccheggiò e distrusse la città.
Durante la seconda occupazione dei Veneziani (1687- 1715), Paleachora guadualmente riconquistò la sua prosperità mentre durate la seconda occupazione dei turchi (1715-1821), la città fu abbandonata e gli abitanti si spostarono gradualmente verso l’antico sito della città lungo la costa che diventò la prima capitale del moderno stato greco.

Cosa rimane di Egina bizantina oggi

Oggi a Paleachora ci sono circa 38 chiese, la maggior parte delle quali presenta dipinti murali del periodo che va dal XIII al XVIII secolo.
Le chiese e sono principalmente in stile basilicale e si dividono in tre tipologie architettoniche:

  • Chiese a una stanza a vincolo permanente
  • Basilica a forma di croce con cupola
  • Basilica gemella con due altari-ingressi

Come sono collocate le chiese di Paleachora

La chiesa di Stavros (Santa Croce)

All’inizio del percorso di Paleachora si trova la chiesa di Stavros (Santa Croce), sito di alcune celebrazioni: una il 14 settembre, l’altra per una tradizionale danza pasquale.

La chiesa di San Giorgio il Cattolico, ora Panagia Foritissa

Proseguendo, più in alto a sinistra: si trova la Chiesa di San Giorgio il Cattolico, datata nel 1533 (una fase) e domina l’unica piazza del sito chiamato Foro, derivante dal nome latino Forum ( luogo di di mercato). La chiesa fu poi ribattezzata Panagia Foritissa.

Cattedrale del Vescovado di Agios Dionysios

Proseguendo, si trova la cattedrale del Vescovado di Agios Dionysios chiamata Episcopì la cui costruzione è datata nel XIV secolo e relativamente a una incisione che nomina il pittore Dimitrios che sta arrivando da Atene, la chiesa fu rinnovata nel 1610. Agios Dionysios (santo Dionisio) fu vescovo dell’isola dal 1576 al 157). Questa è una basilica a cupola costruita nella roccia.


Il santo abitava in una cella, che si è coservata, vicino alla chiesa.
Da questa cella, un sentiero conduce intorno alla collina al monastero di Agia Kyriaki, che fu il centro di Paleachora dal 17° secolo al 1830. Agia Kyriaki è una doppia basilica con meravigliosi affreschi.

Agios Ioannis, il Teologo

Scendendo da Agia Kyriaki, il sentiero arriva alla chiesa a forma di croce di Agios Ioannis il Teologo, alla basilica di Agioi Anargyroi, alla chiesa di Agios Dimitrios, alla cappella dell’Assunzione della Vergine Maria e al chiesa di Metamorfosi, di cui restano intatte tutte le pitture murali del santuario.

Un forte costruito dai veneziani

Un forte, in cima alla collina di Paleachora, fu costruito dai veneziani nel 1654. Le sue mura racchiudevano 6 cisterne, 60 case e due chiese interconnesse, Agios Dimitrios e Agios Georgios del Castello. Il primo era riservato ai cattolici romani e l’altro ai cattolici greci.

I tre stili architettonici delle chiese di Paleachora

  1. Chiese a una stanza a vincolo permanente
    Stavros (Santa Croce), Agios Georgios il Cattolico, Agia Varvara, Agios Nikolaos, il vescovato di Agios Dionysios, Agia Anna, Agioi Theodoroi, Agios Minas, Agios Eleftherios, Agia Makrina, Arcangelo Michail, Agioi Anargyroi, Agia Ekaterini, Assunzione della Vergine Maria, Metamorfosi, Agios Efthimios, Agios Ioannis Prodromos, Agios Kyrikos, Agios Stylianos, Agios Zacharias, Agia Kyfti e Agios Spyridon (o Sotiros il Salvatore).
    C’è anche una chiesa abbandonata, un eremo e una cappella più piccola nello stesso stile.
  1. Basilica a forma di croce con cupola
    Agios Nikolaos Mavrikas, Agios Ioannis Theologo e Taxiarchis
  2. Basilica gemella con due altari-ingressi
    Agios Charalmbos, Panagia (Vergine Maria) di Giannouli, Agia Kyriaki e Agios Georgios del Castello.

Alcune immagini di Paleachora

Mappa del sito di Paleachora

La fotto della mappa dei diversi percorsi culturali mappati a Egina

IL PERCORSO CULTURALE NR.7

A Egina ci sono diversi percorsi culturali mappati. Paliachora è il percorso culturale nr 7.

BDGET NECESSARIO

Non ci sono costi di entrata

TIPOLOGIA DI PERCORSO

Il percorso presenta una difficoltà media / alta e molto alta con punti in salita e disciesa su roccia.

CONSIGLI PER LA VISITA

Durante l’estate Paleochora è una zona molto calda e prevalentemente esposta al sole.
Assicuratevi di visitarla durante le ore meno calde, di indossare un cappello e di portare con voi dell’acqua. A Paleochora non ci sono zone di ristoro ma ci si può sedere sotto l’ombra di qualche albero.

ATTREZZATURA

DURATA

2 / 3 ora circa per poter fare tutto il percorso che non è lineare

PUNTO DI PARTENZA

Paleahora, Chiesa di san Giorgio.

ZONA DI RISTORO

Non sono presenti zone di ristoro organizzate, nè bagni.

FONTI E BIBLIOGRAFIA

Autrice

Erika Inversi

Blogger | Divulgatrice Scientifica | Onironauta


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